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FLUXTALES 15

FLUXTALES 15

 A Porto Alegre in Brasile c’è una “chiesetta” bianca. Sulla facciata ci sono quattro colonne in bassorilievo che sostengono un architrave. Su questo è scritto: “O amor por principio, e a ordem por base, o progresso por fin”.

L’ateismo o è politico o non è! È una tesi di Charles Marie René Leconte de Lisle, pessimo poeta e usurpatore del seggio di Victor Hugo all’Accademia, con un merito. Aveva capito che a certi malanni della cultura cattolica non c’è che un rimedio, il panteismo greco.

Durante un malanno di stagione ho scoperto tra la polvere della libreria un saggio sul pensiero politico italiano di Luigi Salvatorelli. Gradevole! Ne parlo al telefono con un amico. Salvatorelli chi? Era schiacciato sotto le conversazioni immaginarie di un arguto lettore di Robert Frost, Walter Savage Landor. Solo una coincidenza?

04

Era nato il 5 gennaio del 1909, a dieci anni cantava l’Internazionale che aveva appreso partecipando ai disordini del Boulevard Magenta a Parigi. René Char in una nota di diario ci ricorda che, da studente, aveva vinto dei premi per le sue versioni di greco e di latino. Sedusse André Breton che lo volle accanto a sé ai tavolini del Café Cyrano. Aveva solo sedici anni. Il 14 gennaio 1927 entra nel partito comunista, il suo numero di tessera, racconta la piccola storia, è successivo a quella di Benjamin Peret. Morirà il 27 febbraio 1945 a Grenzbauden, in Cecoslovacchia dove era arrivato dallo Stalag VIII 30. Si chiamava Pierre Unik.

Una volta si chiamavano i romansensible. Non perdetevi se non l’avete ancora letto Paméla ou la Vertu récompensée di Samuel Richardsone. Vi sarà più facile capire il comportamento dell’attuale segretario del partito democratico italiano.

Nessuno meglio di quel mediocre drammaturgo di Charles-Antoine-Guillaume Pigault de l’Épinoy ha saputo descrivere l’emozione delle piccole dita rosa che entrano nel santuario delle fanciulle in fiore prigioniere nei conventi.

Inventare significa distruggere la cosa nella sua natura a cominciare dai sintomi.

01

Rileggendo Julien Offray de La Mettrie. La macchina ha sottratto a Venere la bellezza organica mutandola in eccitazione.

Un ideale. Perdere la propria innocenza nelle Stanze del Poliziano.

Il potere delle istituzioni in arte è funzionale. Lo prova l’inavvertito e potente potere persuasivo della forma artistica.

Le ambiguità antropomorfe del simbolico si autoregolano con la mimesis. Non per caso con l’imitazione della natura nasce l’inganno della bellezza come di un valore.

Attraverso la plasticità le istituzioni regolano il mondo esteriore al simbolico. Questa plasticità conserva il potere della forma nel tempo. Essa è massima nel linguaggio.

Un incipit viennese. Entrò nella grande sala spingendo il carrello dei dessert. Una ruota cigolava spezzando il silenzio della grande sala. Il tavolo da servire era in un angolo appartato, vicino alla finestra. Attraverso i vetri si vedeva la neve cadere e più in là, soffuse, le luci dello Sperl. C’erano dodici donne. Tutte con abiti molto eleganti, tre avevano i baffi.

02

Dietro gli scopi pratici alle istituzioni è delegato il compito di non fare regredire l’arte alla religione per non indebolire la forma di spettacolo, cioè, per non consentire al mondo di “trasparire”.

Le istituzioni promuovono la “conoscenza” delle opere con le quali si identificano al solo fine di obbligare lo spettatore alla “riconoscenza”.

In una prospettiva grammatologica una salsa è una trasmissione di norme, modelli, riprese. A differenza dell’erotismo che ha avuto una dimensione sovversiva gli atti alimentari hanno solo sfiorato la sensualità, prima con le brode ristoratrici(°), poi con le salse e gli intingoli, infine con le illusioni colate dall’idealismo afrodisiaco. Per altri versi come sosteneva Jean-Paul Sartre i condimenti possono fare orrore a coloro che non sono interessati all’atto sessuale propriamente detto, con buona pace di Simone de Beauvoir.

Come a Combray. Nei musei le opere d’arte che puoi conoscere sono quelle che hai già conosciuto. Lo sapeva bene Marcel!

03

La singolarità è funzionale alla dinamica economica dei regimi mediatici. In questo senso il problema della significazione è di nuovo in primo piano., perché il logos – il cui oracolo è nello spettacolo – non dice, né nasconde, reifica.

La cartografia ci mostra come le cartesdutendre siano tutte a forma di cuore. Esse obbediscono, dice la semiotica al rerumomniumperturbationem. All’audacia degli isomorfismi. Come dire, la somiglianza ha sempre un predicato antropologico.

Un obiettivo delle istituzioni è di arrivare a gestire opere che non sono oggetto di scambio. In questo modo arrivano a un potere culturale assoluto: quello del dono.

Nell’erotismo borghese l’interdizione della chair giustifica il feticismo di giarrettiere, calze e merletti, in una, della lingerieféminine. Più arguta la metamorfosi in viande, come un miraggio che dissimula l’avidità morale costruita su dei fini essenzialmente egoistici e funzionali. Chair e viande sono le parole di un sistema linguistico che la psico-analisi riduce alla lettera, ma che il desiderio muta in un sistema gustativo maschile dove l’effetto tiene il luogo della causa. In questo senso il ruolo dell’ipocrisia nella cucina delle salse fa del cucinato il buono da pensare di Claude Lévi-Strauss.

05

La somiglianza per molti versi è il veicolo primitivo della jouissance.

Il rischio mortale del dripping in arte è di finire in una rassomiglianza, cioè, di precipitare nel sintomo della rappresentazione.

Ci sono degli avantages de la bonne chère sur les femmes? La domanda è retorica, grugniva Grimod de La Reynière.

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