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FLUXTALES 5

FLUXTALES 5

 

La modernità difende con i denti anche il lato servile del lavoro, a patto che questo inibisca la mobilità sociale, uno degli obiettivi segreti dello spettacolo.

 

Oggi si tende a chiamare arte l’irruzione dell’inaspettato nell’attesa.

 

La rappresentazione è il luogo dove lo spettacolo si fa sensazione, diventa un’emotività che arrugginisce il rasoio del senso.

L’esserci è il buio sul palcoscenico del divenire.

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Quando una società muove dalla forma di politica, è ancora lecito definirla tale?

 

La religione dà il mondo in pasto all’uomo. Lo spettacolo lo avvelena.

Fuori dalle catacombe dell’anima vive la specie.

 

La religione prima, la politica dopo hanno razionalizzato la bava alla bocca degli sciamani attraversati dalle febbri isteriche.

Per essi dominare è una facile vittoria, le loro vittime credono alle ombre delle credenze, abbagliati dal dio che è in loro come destino.

 

La burocrazia è la forma ermeneutica del capitalismo come dottrina dell’azione. Essa secolarizza il dispotismo come la radice naturale dell’artificio del modo di produzione.

 

Dentro la nebbia dello spettacolo si erge l’affinità ridicola tra capitalismo e democrazia.

 

Per una economia morale della nutrizione. Il primo capitolo di una fenomenologia della cultura materiale.

 

L’appetito sviluppa il desiderio d’incorporare l’alterità, rimuovendo lo spaesamento gustativo, olfattivo e visuale.

 

Un grappolo d’uva uccise Friedrich Hegel, gli raffreddò gli intestini e – racconta Rosenkranz – lo predispose al colera. La religione dell’idealismo ebbe sul nascere di questi improvvisi “imbarazzi”.

 

Da un punto di vista filologico il lavoro delle “diete” è interminato e interminabile, come quello delle ideologie.

 

Cucina e arte. Nel diciassettesimo secolo le grandi salse si cuocevano come si cuocevano i colori per farli diventano smalti.

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Quando appassisce il nannufero i sughi estivi e le salse fredde si trasformano in brode.

La poesia qualche volta fiorisce sulla punta di un mestolo.

 

Lo spettro del comunismo che si aggira tra le rovine del mondo occidentale è l’unica illusione reale che gli illusionisti dello spettacolo non riescono a vedere. Grazie Isis!

 

Il regno della ghigliottina mediatica non conosce i diavoli innamorati. Accompagnava un vasetto di mostarda di Digione.

 

Sul piano delle idee religiose chiamiamo miracolo il germogliare di un nocciolo su un mucchio di letame.

 

Lo spettacolo è perturbante in senso analitico, da ciò la sua pulsione a sviluppare assuefazione. Soprattutto a uccidere Edipo.

 

La forma di spettacolo assomiglia alle cattedrali di cui parla Erwin Panofsky. Può essere abbracciata con un colpo d’occhio e se anche molta parte di essa resta invisibile non di meno la si può comprendere per ciò che rappresenta.

 

Molti chiamano arte l’irruzione dell’inaspettato nell’attesa. Che dire? Un’altra prova della pericolosità di quei non-luoghi chiamati museo.

 

La pittura al suo nascere celebrò la brutalità mortale della caccia trasformando in un sussurro gli amorosi balbettii di Eros. Poi, la pornografia abituò l’uomo all’efferatezza del linguaggio.

 

Spettro è il termine con cui la fisica individua gli elementi, la corsa del negativo attraverso la storia sociale.

 

I libertini lo hanno scoperto da tempo, l’uomo ha più vantaggi ad assomigliare alle bestie che agli angeli.

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Dal punto di vista del cotto, come istituzione nutritiva (Lévi-Strauss) le salse costituiscono una speranza per l’estetica positiva.

 

Spostare con i rebbi di una forchetta una salsa da un piatto per guardare quello che c’è sotto è come sollevare la gonna ad una cocotte, parola di Pierre Louÿs.

 

Al tempo di MarcelProust, le cuoche e le demimondaine conoscono con la punta delle dita la filosofia, l’arte, il gusto.

 

Lenin sbagliava. Le cuoche forse non possono dirigere gli affari di Stato, ma i politici, di certo, dovrebbero finire nelle cucine per ciò che sono, sguatteri al servizio delle ideologie.

 

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