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LA VOCE e la traversata del fantasma

LA VOCE

e

la traversata del fantasma.

 

Vorrei cominciare o se preferite ricominciare con un aneddoto.

Stratos fu ricoverato una domenica mattina.

Il sabato sul tardi era passato da me.

Voleva che rileggessi con un lui un breve testo sulla voce che aveva preparato per Il piccolo Hans, una rivista di analisi materialista di area lacaniana, diretta da Sergio Finzi, allora molto popolare, credo abbia chiuso una decina di anni fa.

Mentre io controllavo il testo lui scherzava con il mio welsh terrier e commise l’errore – verso il quale per altro lo avevo messo in guardia – di minacciarlo di mangiargli la cena.

Fu morsicato all’interno della coscia.

Un morso da nulla.  Nelle sue condizioni – che tutti ignoravano – gli provocò un piccolo ematoma e un esame medico qualche giorno dopo.

Uno scrupolo che rivela come i medici nel suo caso agissero a tentoni.

In ogni modo questo morso, restituita la cena al terrier, ci portò a riflettere su un paio cose:

– sul ruolo della bocca – era da poco stato pubblicato in Italia Le geste et la Parole (Technique et langage) di (André) Leroi-Gourhan – o, meglio, dei movimenti della lingua in chiave evolutiva, movimenti prima alimentari e poi fonetici.

– sull’elasticità dei muscoli facciali e degli organi della fonazione e della mimica, a cui Stratos in quel momento era particolarmente interessato.

Come sempre la discussione finì poi sul tema della voce in una prospettiva fenomenologica.

In quegl’anni questa prospettiva equivaleva a una piroetta su  “idee per una fenomenologia pura” di Edmund Husserl, ma questa è un’altra storia.

01

Dunque la voce.

La voce come sintomo, piuttosto che rappresentazione e, per conseguenza, linguaggio.

 

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CON.NEXIONI 3

CON.NEXIONI 3 

 04

Le istituzioni artistiche da una parte sono funzionali alla gestione del potere diffuso della società mercantile, dall’altra concorrono a togliere ogni autorità alle strutture classiche del gusto.   In altri termini sono in grado di conciliare le forme del potere immateriale all’estetizzazione delle merci culturali.

 

Me lo ha chiesto un vecchio geometra di paese.  Ma sul serio nessuno ha mai pensato di fucilare Albert Speer, neppure dopo la pubblicazione delle sue memorie?

05

Arte nell’arte.  Le istituzioni come api costruiscono e ricostruiscono incessantemente il gigantesco trompe-l’oeil dello spettacolo su cui muovono il polline dell’arte moderna e fanno sfoggio massonico di operosità.

 

Paradossi.  Un’avanguardia cessa di essere un’avanguardia se è influenzata da quelle che l’hanno preceduta.  Meno nell’arte moderna.

 

Piuttosto che sfidare l’ana-estetica della modernità gli artisti si adoperano – come si dice a Parigi – a promuovere la dissolution des frontières entre l’art e la vie.  Cosa aggiungere?  Il libero mercato rende liberi.

L’attività espositiva delle istituzioni fa passare in secondo piano l’interesse per il contesto sociale della produzione, della circolazione e della fruizione dell’attività artistica.  Eppure l’arte moderna viene da esse considerata più come un sistema di azioni destinate a gestire la doxa, dunque, il mercato del gusto, che a favorire i processi di simbolizzazione.  Per raggiungere questo obiettivo è necessario che la critica d’arte costruisca dei congegni narrativi – in continua evoluzione – delle espressioni visuali, congegni dai lessemi abductivi, capaci di trasformare il sistema dell’arte in un immenso spettacolo integrato dalle enormi potenzialità captative. Ma perché darsi tanto da fare?  Per trasformare le esperienze sensoriali in estetiche e con esse legittimare ideologie e credenze.

01

La fascinazione dell’opera d’arte contemporanea è più efficace più si risolve in una provocazione, fino al punto che questa può essere intesa come un “ornamento” necessario.  In questo contesto è compito delle istituzioni assicurare dei modelli di culto delle immagini e comporre degli assi di coerenza (Gell) che sappiano governare le relazioni tra gli artefatti. Per conseguire questo risultato ci vogliono le stesse capacità degli equilibristi: far svanire le singolarità formali tra le pieghe delle generalità culturali.

03

In termini evolutivi l’ornamento come provocazione, lungi da essere rifiutato, è un elemento essenziale per lo sviluppo del gusto e dell’espressione.  Anche in questo caso è importante la narrazione critica ai fini di una consequenzialità filologica delle poetiche.  La semplicità estetica, di contro, favorisce la provocazione e ingenera l’illusione dell’originalità.

 

Il “risultato operativo” di una istituzione si misura dall’efficacia delle strategie sociali di esercizio del proprio potere di condizionare il gusto.  Una tale capacità di persuasione va esercitata entro dei codici riconoscibili e culturalmente condivisi con i quali si “manifatturano” i souvenir dello spettacolo.

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Il più grande delitto contro l’arte è pensare a essa in termini pedagogici e/o educativi, fingendo di ignorare la funzione classista e discriminatoria dell’estetica.

 

A dispetto delle apparenze le avanguardie sono sempre state piene di educatori e neppure Fluxus ne è immune.  Essi campano sui truismi e fabbricano bussole con aghi smagnetizzati.

 

Per la politica delle istituzioni è meglio l’artista testimonial che l’artista engagée.  Semplifica l’uso del non-sense, è come la forbice che taglia il nodo.  Questo artista in genere è un minimalista che santifica l’opera a San Euclide.

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