PAGES

CON.NEXIONI 4

CON.NEXIONI 4 

 07

“L’incontro con una persona, una circostanza, un evento che ne modifichi la corsa, produrrà un improvviso cambio di traiettoria. La linea si biforcherà, prenderà altre strade, a seconda della forza che si opporrà alla “rettilinearità” insita nello schema. Di fronte alla pseudo-casualità del destino e degli eventi che si incrociano, la vita si comporta come la materia, come ogni tipo di materia… si biforca. Ogni incontro, ogni lieve modifica alla nostra esistenza possiede in sé la possibilità di cambiare per sempre la nostra vita e questo è un tipico svolgimento frattale che crea uno schema antico quanto il mondo, anche se di un’incredibile complessità, chiamato appunto Caos. Finalmente l’artista (frattale vivente) è consapevole del caotico, del complesso, ha appreso il modo di strappare forme dal caos”. 

Ruggero Maggi, pseudonimo di Julien Offray de La Mettrie (tratto da, L’Homme machine 1747, traduzione masperizzata.)

06

Tutto ciò che luccica è arte?  Leggendo i loro programmi si evince facilmente che le istituzioni fanno del “comunismo” pratico, manovrando le rappresentazioni come valori e educando a pensare il godimento separato dal consumo.  Un godimento difficile davanti all’ostensione delle reliquie dello spettacolo.

 

Lo distinzione sta nella gestione delle rappresentazioni, piuttosto che nella capacità di giudizio.  In ogni modo, tanto più ipotetica è la loro astrazione, tanto più feroce sarà l’ostilità.  Il perché è facilmente intuibile.  Aderire a un modello di rappresentazione significa riscattare la propria ignoranza.  Finalmente non occorre neppure conoscere Omero per possedere un’edizione dell’Ulisse di James Joyce.  Ma perché le rappresentazioni affascinano?  Perché a differenza della cultura di massa esse sono spirituali.

05

Il pubblico migliore tra quanti frequentano un’istituzione è quello che si ritiene scaltro nonostante sia povero.

 

Il potere di una rappresentazione non sta nell’evocare, ma nell’accentuare le distanze con la vita quotidiana, del resto lo sappiamo da tempo, in una comic strip un caccia da combattimento e dello zucchero filato hanno lo stesso panorama morale.

 

L’unità organica della società si riflette nella forma di rappresentazione, come promessa.  Per questo le crisi spaventano, hanno il potere d’incrinare il maquillage sociale.

04

Come la donna è un sintomo dell’uomo, l’arte è un sintomo della società.  Il qualcosa che prende il posto del nulla, un’interazione tra ciò che è il soggetto nel reale e la rappresentazione del significante.  In questa prospettiva il lavoro dell’arte è il lavoro dell’ape.  Un’incessante costruzione dell’ordine simbolico.

 

Destino tragico delle avanguardie.  Sono condannate rinnovarsi sempre nell’alveo delle esperienze totalitarie.

 

Nelle performance la dimensione critica è amputata a favore dell’eredità umanistica.  Ma è un vantaggio?  In ogni caso.  Non è curioso che in pieno marasma dei nuovi medium la forma della performance è egemone?  (Diciamo così, si di per sé, no dal punto di vista della rappresentazione sotto nuove forme.)

02

C’è una pericolosa debolezza nella critica d’arte contemporanea, il suo disperato e continuo ripartire dalle avanguardie storiche.  Eppure basta entrare in una qualunque stazione ferroviaria per rendersi conto che gli orinatoi non sono più quelli di una volta.  Tutto ciò è notevolmente complicato dalla bava del post-moderno, questa subdola ideologia neo-liberale.  Va anche osservato che la storia dell’arte nella forma narrativa è un espediente normalizzatore a favore delle istituzioni.

 

Arte moderna, società moderna: un’equazione che tutti credono di saper risolvere con l’ideologia della modernità.  Da qui le false equivalenza.  Per esempio, per la doxa modernismo e astrazione sono conseguenti.

 

Il successo di un’avanguardia, oggi, dipende anche dal numero e dalla qualità delle cose che lascia irrisolte.  Di contro.  Il successo delle avanguardie storiche dipese in maniera determinante – in una prospettiva materialistica – dal loro oscurantismo.  In ogni modo.  Come si determina il valore di queste avanguardie con la “non-conoscenza” in cui sono state gettate?

In Fluxus c’era un progetto che è morto con Maciunas.  Le rotture che venivano operate erano sempre delle forme per rinegoziare il passato.

03

Occultismo e teosofia sono i piedi di argilla delle avanguardie storiche che minano tutto, a cominciare dall’arte astratta.  Si sa, l’argilla si plasma con l’acqua delle ideologie!

 

Allora?  Ripensare un’avanguardia significa riconsiderare la sua capacità diagnostica.

01

*****