CON.NEXIONI 2.
Per cominciare. NOUS SOMMES LES DRAPEAUX DELA TEMPÊTE QUI S’ANNONCE. Letto su un cartello in una merceria.
Solo in cucina si accomodano i resti. In politica vanno “scomodati”.
Il potere delle ideologie politiche sta nel fatto che esse ci fanno vivere i loro effetti senza doverle conoscere perché nell’ordine dello spettacolo il materiale è nella forma dell’irrazionale.
Per la forma di capitale la democrazia borghese non deve essere vera, è sufficiente che appaia necessaria. Così arrivano i sintomi. Non a caso in fatto di rivoluzioni a molti basta sentirsi la coscienza di questo sogno. La loro scrittura è chiromantica.
La rivolta come il sogno di una cosa non significa che la cosa sia un sogno, ma che attraverso il sogno abbiamo un varco a nord-ovest verso la cosa. Sous la plage le pavé. Ma perché le ideologie congiurano contro il materialismo? Esse sono quelle cornici oniriche che inverano gli orrori della politica. In questa prospettiva appare chiaro il ruolo della cultura materiale. Mettere una distanza tra il sogno di una cosa e l’incubo del sistema simbolico che sorregge lo spettacolo.
L’antinomia del operaismo. Occorre veramente non essere operai per credersi operaisti. Solo così si trasforma il Reale in partito. Detto altrimenti, nello spettacolo integrato politica e operaismo sono due ideologie che si disegnano vicendevolmente. Quando arretra la prima la seconda geme.
Nello spettacolo integrato ci sono solo due false uscite. Quella del sintomo e quella del realismo ingenuo. Entrambi generano mostri, quando la ragione si riduce a una necessità simbolica.
Non è possibile coniugare la necessità storica con la sua verità. Nell’ostinazione del “contingente” c’è sempre un atto arbitrario.
Nella dialettica di servo e padrone la forza lavoro è una merce, ma non come le altre perché volente o nolente produce un certo plusvalore. Questo è il sintomo che si rivela – a carico del soggetto – come un rapporto tra cose che ha un effetto strutturante in funzione del feticismo.
La condizione di proletari non è una proprietà naturale. Non è proletario chi vuole! In questo senso la proletarizzazione è un’analisi del Se in direzione della realtà sociale. Qui, la talking cure ha inizio esponendo al ridicolo la nobiltà grammaticale delle ideologie.
Chi si crede investito da una missione di classe chiama passione per la causa l’impotenza politica, in questo modo il sintomo diventa un inferno salvifico. Come dire altrimenti? Dovevamo saperlo che Giocasta era l’altro nome della rivolta. Un impossibile incesto per Laio, innamorato dei lupanari della politica.
Diceva uno che se ne intendeva. Fluxus non deve essere né scandaloso, né sottilmente ironico. Deve essere semplicemente insopportabile anche a dispetto della petite notorieté. Nel destino delle avanguardie non c’è una creazione credibile se a essa non corrisponde una distruzione inevitabile.
L’azione, infatti, come scrisse a suo tempo Alexandre Kojeve è un “negativo negatore”.
Qual è l’interesse delle istituzioni a gestire l’arte moderna? Nessuno! Esse sono interessate a ben altro, al controllo del capitale iconico della società, se è vero che nella sua forma moderna esso è il cumulo delle immagini giunto al massimo grado.
Le giovani marmotte della rivoluzione sono convinte che sia la storia a giudicare perché hanno il terrore di pensare che sono i fatti a giudicare la storia.
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