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FLUXTALES 9

FLUXTALES 9

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Il senso ha sempre la forma dell’enigma che poi non è altro del tuorlo nell’uovo del significato. Ecco perché il godimento “fa buca”!

 

La trappola ermeneutica nell’arte moderna finisce sempre per irretire la tautologia e alterare i processi di storicizzazione.

 

Per definizione. Le rappresentazioni hanno sempre delle fratture. Gli spettatori oppongono sempre una certa resistenza. Gli inganni narratologici sono sempre garantiti.

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Un tempo gli inglesi dicevano. You can hang a picture, but you can’t hang an image. Qualche anno prima di morire Marcel Duchamp soffiò il fumo del sigaro che stava fumando in una bottiglia. Oggi questa bottiglia è una reliquia artistica. Ha i suoi devoti. Il culto della personalità è nelle arti una variante del potere delle immagini.

 

Disse George W. Bush, “lo spettro del Vietnam è stato seppellito per sempre nella sabbia del deserto della penisola araba. Ma allora come mai l’araba fenice sta svolazzando sul cielo di Bagdad?

 

L’apologia del brand in Andy Warhol fa della pittura di questo “Xeroxboy” quello che Jacques Lacan ha definito il “discorso del capitalista”. Resta il fatto che se hai la febbre non è colpa del termometro.

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La materialità non potrà mai esprimere le ragioni della materia, al contrario dell’idealità, matrigna di finitudini metafisiche.

 

L’irrazionale in Fluxus è una formazione di senso. Con l’aiuto di Pollicino ci porta alla sorgente dell’inconscio.

 

Avviso ai naviganti. Il visuale è la nebbia che rende leggibile il visibile.

 

I dettagli in un Fluxevent sono le parti di un tutto che non è l’azione in sé. Il tutto, infatti, non esprime il senso, ma un giacimento di ombre in movimento.

 

Con la fine dello spazio pittorico e la nascita dello “spazio artistico” una nuova disciplina cova sotto la funzione della critica: la geopolitica dell’arte.

 

Un concerto Fluxus è come un lavoro di materassai lacaniani. Punto dopo punto di capitone si costruisce la significazione. Ma, attenzione. Come succede nella modernità cucendo il senso non si confezionerà mai una Gestalten.

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Nei Fluxevent i dettagli sono”figure semiotiche” piuttosto che significanti. Come dire? Fluxus è al di là del principio di ovvietà. Adesso lo sappiamo. Lo slittamento dell’ovvio condensa le metafore.

 

Lo scrittore di talento è quello che consente al cuciniere di guadagnare in abilità.

 

Occorre mostrare i motori della storia non le sedicenti direzioni indicate dagli storici.

 

Il modo di formarsi delle salse deve essere maneggiato con la stessa scettica cautela del formarsi di una poetica artistica.

 

In termini di storia della fame le salse erano rare nelle stagioni della peste e si moltiplicano nella fase delle epidemie sociali, quelle che si trasmettono da uomo a uomo. Infatti, cuocere a lungo e tutto sembrò un modo per resistere alle malattie infettive gastrointestinali. Ma chi ci salva dal potere imperativo della fiducia nella politica!

 

Lo spazio gustativo entro cui si muove la eat-art trasforma le variabili discorsive di una preparazione alimentare in variabili visive, così essa in nome di un’identità perde la sua originaria nominazione. In questo registro l’immagine è una relazione piuttosto che un sapere.

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La pesantezza di certa pittura realista ottocentesca ci ricorda la violenza del desiderio che spesso confonde la concupiscenza con l’oltraggio.

Food-art. Sull’anatomia sbianchita delle bolliture di carni la salsa si modella con l’eleganza gustosa del godimento. Copre l’insieme per disvelarlo e indirizzare alla jouissance.

 

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